Scrivere dentro ai margini. È uno dei primi esercizi che si imparano a scuola quando si apprende l’arte di prendere al volo le parole e conservarle nelle pagine di un quaderno. Aiuta. Mette ordine, dà struttura e facilita la comprensione per chi dovrà leggere. Stare nei margini è un’arte che va oltre alle parole, serve nella vita a non disseminarsi, a darsi ordine, a edificare le relazioni con gli altri.
Eppure ci sono parole e ancor più vite che sembrano tuffarsi, cadere, essere spinte fuori dai margini. Di vite ai margini ne è disseminata la storia, come lettere sparpagliate ai lati di un grande tabellone di Scarabeo. Basta alzare lo sguardo, aguzzare la vista e cominciano ad apparire a volte timide, a volte incendiarie.
Non conosco così a fondo il quartiere e chi legge ha certamente uno sguardo più acuto e veritiero, ma non credo di sbagliare affermando che anche tra le vie della parrocchia ci sono vite che assomigliano alle parole fuori da un tabellone di Scarabeo.
Penso a Vadym, arrivato alla fine dell’estate con la sua auto-casa nel parcheggio della Lidl. Burbero e annodato era rimasto poco dopo anche senza auto. Si era fatto un giaciglio più che provvisorio e infine così come era giunto portato dal vento, se ne è andato e si è spento lo scorso autunno. Penso alle persone che abitano tra la scuola media di via Adriano e lo slargo del nuovo tram, in una palazzina in demolizione. Penso a chi vive in una casa dignitosa, ma forse perché solo, anziano o un po’ depresso è ai margini di un tabellone in cui fatica a trovare posto.
Mi viene allora in mente il dito di Gesù che traccia traiettorie sulla terra. Un gesto che in silenzio sembra dire: se si tratta di una vita, vale la pena andare a cercarla fuori dai margini. La donna adultera, fuori dai margini e
dalla legge, viene salvata.
Avventurarsi fuori dai margini diventa un tratto inconfondibile del Maestro. Ci regala la parabola del Buon Samaritano e del Padre misericordioso. Afferma pubblicamente: “la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo”.
Alla fine del suo tragitto sulla terra, morendo in croce, Gesù stesso abbraccia la condizione dell’emarginato.
Quel dito nella terra è un pungolo per tutti i discepoli della storia: per trovare noi stessi non possiamo non andare in cerca di vite fuori dai margini. Quel dito nella terra è anche la promessa che non potremo mai finire così lontano dal tabellone dello Scarabeo da non essere raccolti dal dito di Dio.
padre Alex