Tra i preti c’è anche chi si è lamentato per il fatto che ogni domenica c’è una “giornata” diversa! Forse – dicono – era meglio stare alla consueta liturgia, senza troppe altre aggiunte. Magari sono voci fuori dal coro, ma vale sempre la pena di chiedersi se queste “giornate” abbiano un senso e dunque un valore.
Allora passiamole brevemente in rassegna: sebbene in comunità non siano state enfatizzate tutte, ecco quelle che campeggiano in gennaio e febbraio:
- Giornata per la pace (1/1)
- Giornata missionaria mondiale dei ragazzi (6/1)
- Giornata nazionale per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici e ebrei (17/1)
- Giornata diocesana della famiglia (26/1)
- Giornata per la vita (2/2)
- Giornata dell’ammalato (9/2)
Se guardiamo ai temi che sottendono, abbiamo come l’impressione che si tratti di questioni importanti e che riguardano in qualche modo tutti i giorni. Ecco, io non so se dal punto di vista pedagogico sia sufficiente, ma penso che dedicare una giornata a celebrare qualcosa che poi si deve giocare ogni giorno sia una strategia giusta.
Ricordare infatti significa etimologicamente “riportare al cuore” qualcosa per evitare che pian piano sfugga via. Oggi ad esempio è la festa della famiglia: che la giornata si fermi qui, che ci permetta di restare qui, per dimorare e festeggiare in ciò che ci unisce sempre.
In quest’anno giubilare ciascuno dovrebbe prendersi delle giornate – le sue – da dedicare a qualcosa o a qualcuno che abbiamo nel cuore ogni giorno, per non dare per scontato ciò che conta davvero.