La capacità di guardare le stesse cose con occhi diversi è ciò che ha fatto compiere all’umanità salti da giganti e ha reso grandi gli uomini.
Galileo Galilei vedeva le stesse cose che vediamo noi: il sole che sorge la mattina ad est, poi si sposta a sud e tramonta ad ovest. Questo è un fenomeno che tutti condividiamo. Tuttavia agli occhi di Galileo fu chiaro che a girare non era il sole, bensì la Terra, che ruota su di sé. Il fenomeno è lo stesso, ma il fatto è completamente diverso: era iniziata la rivoluzione astronomica e scientifica. Già prima di lui Anassimandro, nel VI° secolo a.C. ci aveva invitato a cambiare lo sguardo con lo stesso coraggio: guardando il cielo di notte aveva notato che le stelle comparivano ad un certo punto dell’orizzonte, facevano un giro sopra la sua testa per poi tramontare; la sera seguente le avrebbe viste sorgere di nuovo nello stesso punto del giorno prima. Cosa succedeva alle stelle di notte? Da dove passavano? “Passano sotto la Terra” – disse – “perché la Terra è sospesa nel vuoto”! Ancor oggi a pensarci bene riconosciamo l’ebbrezza e la temerarietà di un simile pensiero. Anche Anassimandro vedeva le stesse cose degli altri uomini, ma era stato capace di farle diventare fatti diversi. Così fu per Darwin, Einstein ecc.
L’altro giorno mi ha colpito il commento di un giornalista davanti al rimbalzo tra Italia e Francia di duecento migranti: in Kenya sono già tre anni che non piove, siamo davanti ad una grande crisi climatica e i nostri governi passeranno alla storia come quelli che “litigavano” per duecento persone, anziché occuparsi del vero problema. Anche in questo caso il fenomeno è lo stesso: le migrazioni, ma lo sguardo è più ampio: c’è un problema ecologico: occorre attuare una politica che sappia guardare più in grande.
L’Enciclica Laudato Sii denuncia l’aggressione ambientale perpetrata ai danni del nostro pianeta e afferma che a pagarne il prezzo oggi sono soprattutto i paesi poveri. Essi vengono ricattati per il loro debito economico e nel contempo i loro creditori contraggono nei loro confronti un debito ecologico che cresce ogni giorno ed ogni giorno è sempre più malcelato.
Da diversi anni la Chiesa ci invita a mettere il grandangolo e ad aprirci ad una visione più ampia, invitandoci a “coltivare e custodire” (Gen 2,15) il giardino del mondo. Anche in questo caso la soluzione attraversa un cambiamento dello sguardo, che diventa rivoluzionario: vedere le stesse cose che vedono tutti, ma con un impegno rinnovato! Ciò che è rivoluzionario e cristiano oggi è prendersi cura della nostra casa; se esiste un’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta, e se la terra è un dono, dobbiamo avere il coraggio di ammettere che “le cose” non ci girano intorno, ma siamo noi a farle girare così!
Guardare con occhi diversi le stesse cose potrebbe farci ancora una volta essere grandi uomini.
Marco B.