Martedì inizia la settimana dell'educazione Ma cosa significa educare? Un'insegnante ci parla degli insegnamenti del suo maestro...
“Il cuore di un bambino è fatto per scoprire, per starci a godere, per viaggiare per tutto l’universo senza posa, mai stanco e sempre lieto, in pace, curioso e soddisfatto…”
Da insegnante, quando penso a cosa significhi per me educare… potrei pensarci per ore, parlarne per ore. O magari anche solo tacere, perché insegnare soprattutto è qualcosa che si fa, come direbbe Papa Francesco, solo accordando mente, cuore e mani. Oppure, secondo un’altra bella frase di Pasolini: “Se qualcuno ti avesse educato, non potrebbe averlo fatto che col suo essere, non col suo parlare”. Un papa accanto a un accanito mangiapreti!
Ecco: proprio il non aver paura di unire persone e fatti apparentemente distanti è stato uno fra gli insegnamenti più grandi di chi considero mio maestro a pieno titolo: don Luigi Giussani. Che amava ripetere: “L’educazione è una introduzione alla realtà totale”…
Definizione sintetica e audace! Cosa leggo ancora oggi in questa frase, dopo più di 20 anni di insegnamento?
Fiducia
La prima dimensione che vi brilla per me in modo splendido è sicuramente la fiducia nella realtà che sa trasmettere. Cosa potrei insegnare ai miei studenti, se non nella prospettiva di una realtà buona, perché creata a immagine di un Dio buono? (“E Dio vide che era cosa buona…molto buona”…). Solo questo orizzonte positivo può essere adeguato a tutte le fatiche che si incontrano, nello studio e nella vita, per cui posso osare chiedere ai miei studenti di più, posso alzare l’asticella con loro; come lo chiedo a me.
Viaggio
In questa frase io leggo sicuramente anche l’idea del viaggio, della scoperta e dell’avventura: educare è immettere in un mare sconfinato, che un ragazzo non conosce; e neppure io, che davanti all’eterno sono poco più che bambina. La realtà è sempre nuova e si muove perché, come Gesù ci ha detto, “mio Padre opera sempre…”: sempre la realtà saprà superarci a destra o a sinistra, sempre Dio creerà qualcosa di nuovo quando noi neanche potremmo immaginarcelo. “Ci sono più cose in cielo o in terra che non nella tua filosofia, Orazio”, scriveva il buon vecchio Shakespeare; o, come simpaticamente notava una mia amica, davvero la vita di un cristiano non annoia mai; come una Coca Cola che non perde mai le sue bollicine, perché c’è Uno che immette sempre vita: la radice della vita non è in mano nostra, ma c’è e agisce.
Fino alla fine
E viaggiare va fatto fino alla fine, perché ogni persona e ogni fatto apre nuovi orizzonti, nuove domande, dalle più semplici alle più dolorose: nessuno di noi è un’isola, tutto su questa terra è legato al resto del creato.
Senza arrivare a rispondere a tutte le domande che sorgono nel cammino, resteremmo alla fine della vita insoddisfatti come se fossimo all’inizio del nostro domandare: la realtà in cui viaggiare deve essere la realtà totale.
Introduzione
Ma, soprattutto, educare è introduzione: qualcuno ha fatto dei passi in più rispetto ai miei, e sono grata se ha voluto condividerli con me. Qualcuno mi ha dato chiarezza sui criteri con cui vagliare tutto, senza scandalizzarmi di nulla, aiutandomi a rialzarmi quando cadevo. Mi ha introdotto a un viaggio, che certamente è il mio, ma fin dall’inizio è stato insieme ad altri: i miei genitori, i miei insegnanti, tutti gli amici incontrati sul mio cammino: “…per viaggiare per tutto l’universo senza posa, mai stanco e sempre lieto, in pace, curioso e soddisfatto”, diceva la frase con cui ho iniziato questa mia riflessione, ma terminava Giussani: “con quell’amico, con un amico”. Questa è la dimensione che spero sempre di vivere da insegnante: essere compagnia e sostegno, come sempre trovo io nella grande compagnia della Chiesa, segno della compagnia profonda che è il Signore Gesù alla mia vita.
Monica Rinarelli