La pandemia ci impone di dare senso al limite
Per me l’enciclica Laudato Si’ ha posto un segno forte per il cammino della Chiesa e dell’umanità, ponendo al centro non solo la lotta alla povertà, ma anche come evitare il pericoloso cambiamento climatico: etica della virtù e riforme sociali non si escludono a vicenda, anzi, si condizionano reciprocamente
La realtà che viviamo, di distanza sociale, non può ridurre il pensiero e il legame di prossimità. Lo interiorizza, ce lo rende patrimonio intimo. Per questo tutta la sofferenza, la compassione, il dolore, è penetrato in ciascuno di noi anche nel silenzio meditativo. Ritorna il perché, la grande domanda e interrogativo sulla sofferenza, sul male che sembra come un demonio impazzito e violento, penetrare senza difese.
Il richiamo alla preghiera non è un appello moralistico, è un richiamo a radicalizzare in noi la sete di vita buona, una esigenza di prossimità, di gratuità, di vita piena. È un sentimento che ci riguarda tutti, credenti, di tante religioni plurali, pensanti. Il cardinal Martini ci ha regalato questa visione con la Cattedra dei non credenti, con una dimensione contemplativa legata a una parola che interroga, una carità che inquieta.
Mi ricordo una sua affermazione: «Per credere bisogna far parlare il non credente che è in noi». Con Casa della carità, con la scelta voluta da lui di esprimere la radicalità della gratuità e di esprimere una ospitalità per gli sprovveduti, gli ultimi della fila posti al centro della cura, ci ha consegnato un mandato difficile, ma oggi più che mai da non dimenticare.
Rileggevo questa mattina una poesia di Bertolt Brecht:
Aspiro e richiedo il fine per cui
fin dal primo lume dell’intelligenza
il mondo ha iniziato a camminare
passo dopo passo nel lungo andare
fino a scoprire il sorgere del sole.
Abbiamo bisogno, di fronte al senso del limite, della non onnipotenza che ci consegna una pandemia che ha attraversato la globalizzazione e il villaggio globale, che ha dimenticato che ciascuno deve fare i conti con la sua soggettività, che non può essere resa una realtà poco rilevante, di una grande domanda di spiritualità, di senso del vivere che la necessità di essere anche emozione culturale.
Ecco perché credo importante la centralità da dare all’enciclica Laudato Si’ e il perché l’abbiamo reso un riferimento importante per Casa della carità contribuendo al percorso dell’associazione Laudato Si’, che è aperta a tutti, ha sede in Casa della carità. Per me l’enciclica ha posto un segno forte anche per il cammino della Chiesa, dell’umanità, ponendo al centro non solo la lotta alla povertà, ma come evitare il pericoloso cambiamento climatico, il contrasto a una economia estrattivista.
Insomma, etica della virtù e riforme sociali non si escludono a vicenda, anzi, si condizionano reciprocamente. La forte crescita di potere resa possibile dalla tecnologia necessita di una nuova coscienza e di una nuova responsabilità istituzionale. In queste macerie che ci lascia, quando sarà sconfitta e ridotta dalla sua potenza aggressiva, dovremo non solo dire “Non sarà come prima”, ma far sì che la cultura di pace, il sognare il rifiuto della guerra, una cura della salute non ridotta a mercato prestazionistico, ma per una migliore sanità pubblica, l’accesso a energie più pulite, la difesa dei beni comuni, l’accesso universale all’acqua, potremmo continuare, non solo sono utopie che scaldano i sentimenti e non incidono socialmente, ma punti di partenza vincolanti per una umanità che vuole ancora scoprire il sorgere del sole.
La Laudato Si’ ci richiama alla conversione ecologica, che è avvertibile se si alimenta una spiritualità gioiosa capace di avvertire che è possibile vivere bene se si lascia fuori, lontano, quell’individualismo esasperato ed egoistico che al massimo si commuove e fa piccole beneficenze, ma ci lascia il libero mercato, il progredire e vivere sulle diseguaglianze, su quel realismo violento che permette di distruggere l’ecosistema. Bisogna allora che gli stili di vita diventino un riferimento coraggioso, che la povertà diventi una beatitudine che si esprime nel cuore.
Laudato Si’ mette in moto questa speranza che dovrebbe arrivare a scuotere anche il mondo della borsa e della finanza, che neppure si è fermato un’ora in questo resistere alla pandemia. Francesco d’Assisi, il cantore della povertà, ci orienta a un’economia radicale del dono, lungi dalla meritocrazia del liberalismo moderno.
E allora anche il pregare, il commuoversi, il dar senso all’eroismo pagato con la vita di molti oggi, anche il bisogno di vivere una fede povera e umile che sa che la morte è già sconfitta ci pone alla sequela di Gesù, quella Chiesa ospedale da campo, in uscita, come ci chiede Papa Francesco e non una solitaria consolazione, ma è una indicazione possibile.
Mi è venuto in mente quel «I have a dream»,io ho un sogno, di Martin Luther King. Sì, possiamo entusiasmarci ancora e dare un senso al cammino di Casa della carità e alla preghiera e a un amore giusto ai poveri.
Buona giornata.
don Virginio Colmegna