Il 10 gennaio ebrei e mussulmani davanti al Papa hanno aggiunto le loro firme alla Call Of Rome: un documento che pone la vita al centro dello sviluppo tecnologico. Questo documento, stilato già il 28 febbraio 2020 intende promuovere un contesto etico che guidi lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale al servizio dell’uomo. Per questo tra i primi firmatari compaiono le maggiori industrie del settore, il direttore generale della FAO e il ministro italiano dell’innovazione.
Riconosciuta la grande importanza che l’intelligenza artificiale e gli algoritmi hanno nell’organizzare la vita di tutti gli uomini, si vuole che questi strumenti vengano disegnati fin dal principio mettendo al centro la dignità e l’uguaglianza degli uomini contro eventuali discriminazioni che questi algoritmi potrebbero operare. Il fatto che le grandi religioni monoteistiche decidano di muoversi insieme su questo tema, ne sottolinea l’urgenza storica; ebrei, mussulmani e cristiani temono fortemente che qualcosa di essenziale possa sfuggire di mano: il rispetto della vita! Lo afferma chiaramente Mons. Paglia ricordando che oggigiorno l’intelligenza artificiale tocca molti aspetti della vita delle persone al punto di decidere tra la vita e la morte.
Bin Bayyah, mussulmano, rievoca l’immagine dell’uomo che con il progresso somiglia al baco da seta che tesse sé stesso fino ad annichilirsi. Egli domanda chiaramente: come controlleremo un sistema che potrebbe dare prova di essere più intelligente di noi? Occorre un sistema etico basato su quei valori innati che due persone completamente differenti per storia, luogo di nascita ed impulsi naturali accetterebbero, in quanto valori divini garantiti a tutti, sia credenti che atei.
Sono i valori della solidarietà, della cooperazione, onestà, giustizia, integrità e trasparenza; essi accomunano le religioni e le filosofie. Per questo – sempre secondo Bin Bayyah – bisogna vigilare affinché l’intelligenza artificiale non arrivi a darsi regole da sé.
Secondo Rabbì Weisz, l’errore starebbe nell’enfatizzare la super-intelligenza, in quanto noi esseri umani non siamo soprattutto intelligenza. Ognuno di noi è portatore di una scintilla di Dio, il cui stampo non conia mai duplicati, siamo unici ed irripetibili. Egli inoltre ricorda che il passo della Genesi, che dice “ .. e al settimo giorno Dio ha finito il lavoro che egli aveva fatto e si è riposato dalle fatiche che egli aveva fatto”, viene da alcuni tradotto con: “ .. e al settimo giorno Dio si è riposato dalle opere che Egli ha creato (l’uomo), affinché (egli) faccia”. Come a dire che l’intento di Dio sia di passare in consegna all’uomo la cura del giardino. Sarebbe dunque compito dell’uomo darsi da fare, operando e soprattutto proteggendo. Per questo la sfida dell’intelligenza artificiale farebbe già parte del disegno divino che vorrebbe l’uomo giardiniere attento, capace di promuovere la vita anche tramite l’intelligenza artificiale.
La sfida è grande: la scienza che è nata proprio sfrondando il problema del senso e del fine, per essere oggettivamente efficace e causalistica, deve re-inserire nel suo design originario l’etica, o meglio – come la chiama Papa Francesco – l’algor-etica. Chissà se il problema non si sia generato un po’ prima e che l’intelligenza artificiale semplicemente lo stia evidenziando?
Gli attuali algoritmi che trovano correlazioni tra le caratteristiche di un insieme di dati, sono matematicamente portati a negare – per esempio, come già accaduto – mutui alle persone di colore, perché in passato a causa delle loro situazioni economiche risultavano meno affidabili. L’algoritmo non è in grado di comprendere che questo non è un semplice fatto, ma la conseguenza di una discriminazione che la sua “decisione” rinforzerà ulteriormente: sulla pelle delle persone! Per questo va ripensato l’algoritmo stesso.
Ma, potremmo noi controllare eventuali errori, se addirittura fossimo meno intelligenti di ciò che vogliamo controllare? Abbiamo deciso di chiederlo direttamente all’intelligenza artificiale (ChatGpt):
Noi: “Si può controllare un sistema intelligente con un sistema meno intelligente?”
IA: “In teoria, sì, […]Tuttavia, la capacità effettiva di controllare un sistema intelligente dipende da molti fattori, tra cui la complessità, e la capacità di gestire situazioni impreviste.”
Noi: “Un sistema poco complesso è in grado di gestire situazioni impreviste?”
IA: “Un sistema poco complesso potrebbe non essere in grado di gestire situazioni impreviste”.
Dunque il rischio che un sistema più intelligente di noi generi decisioni impreviste è plausibile. Per questo ebrei, mussulmani e cristiani si sono riuniti: non si tratta di mettere alcuni confini a posteriori, ma di progettare l’intelligenza artificiale in modo che i confini siano già parte dell’algoritmo a cui stiamo affidando molte scelte cruciali. E’ forse questo il compito affidato oggi ai giardinieri della vita.
Marco Battaglia