Notizie dall'Oratorio Estivo - Terza settimana
Se è vero che l’Oratorio Estivo è dei ragazzi, e che sono gli animatori a tenerli insieme preparando per loro attività sempre nuove, c’è sempre una presenza adulta che coordina, supporta, lavora dietro le quinte.
Lo diciamo ogni volta perchè è importante: si tratta di volontari. Sono mamme, papà, uomini e donne, che in questa avventura ci mettono tempo, e hanno la voglia di partecipare a qualcosa di bello, qualcosa che serve, ma che allo stesso tempo nobilita.
I ritmi a cui siamo costretti nella Milano di adesso, lasciano sempre più alibi per dire a noi stessi che il volontariato non è possibile, ma la verità è che senza di esso, un’attività sociale di enorme portata come l’Oratorio Estivo (ad esempio) non sarebbe a sua volta possibile!
Ci troviamo dunque su quello stretto crinale ai cui lati ci sono due precipizi: da una parte il “non abbiamo tempo” e dall’altra il “non abbiamo attività e risorse per le famiglie”. Sbloccare questo meccanismo significa allargare il crinale e mettersi seriamente nelle condizioni di chi si chiede “cosa posso fare nel mio piccolo?”.
Inutile dire che dal punto di vista educativo, la scelta di un genitore – anche di chi sceglie piccole forme di gratuità – plasma tantissimo la coscienza di un figlio.
Bambini abituati a vedere mamme e papà che non fanno niente per niente (salvo poi lamentarsi in continuazione con la pretesa che le opportunità e gli aiuti vengano dagli altri) faticheranno a diventare adulti sensibili e attenti agli altri. Invece, se mostriamo ai nostri piccoli che è vero il contrario, allora, domani, avremo uomini e donne che fanno camminare il mondo (e che magari verranno a trovarci alla RSA).
don Alessandro
QUEL CHE I BAMBINI CI CONFIDANO
Abbiamo già vissuto tre settimane di oratorio estivo e devo dire che ogni giorno si scoprono perle rare; i bambini, superata la diffidenza iniziale iniziano a raccontarsi, a confidarsi, ad aprire il libro delle loro avventure.
Scopriamo che le mamme non lavorano ma stanno semplicemente sedute in ufficio a scrivere, che la nonna viene dalla Polacchia, che se chiediamo di descrivere il papà, “forte“ è quasi sempre il primo aggettivo che usano. Abbiamo curato una puntura di ragnetto spiegando che mai avrà il potere di farci sparare a mo’ di spiderman le ragnatele dai polsi, abbiamo imposto le mani su presunti mal di pancia da nostalgia della mamma, mandato a casa di corsa chi può usare solo il proprio bagno.
Sappiamo molto sul lavoro dei papà: chi mette i citofoni, ma anche gli antifurti; chi per lavoro dovrà cambiare città, ma con la promessa di permettere al figlio di fare l’animatore qui il prossimo anno; chi aggiusta i computer ma sempre – per prima cosa – dice di spegnerlo e riaccenderlo che magari poi funziona; chi mette in ordine le case degli altri…
Chi intuisce che tra papà e mamma le cose non funzionano e cerca attenzione, chi vive serenamente e ci racconta che ha due camerette e spiega come si vive di qua e di là.
Abbiamo assistito anche a lotte, parapiglia per difendere il proprio spazio, la propria credibilità ma con l’obbligo di fare la pace e “dai, torniamo amici come prima” il tutto siglato da un abbraccio.
Abbiamo sotto gli occhi spaccati di vita visti con lo sguardo dei piccoli, orgogliosi della propria famiglia e dei fratelli. Nei loro discorsi non c’è malizia, non c’è calcolo, ma non mancano arguzia e simpatia.
“Buona vita a tutti” è l’augurio che ci sentiamo di fare a loro.
Angela