Pensieri e riflessioni di ritorno dalla GMG 2023
Lisbona. 1-6 agosto 2023. Un milione e mezzo di giovani si sono incontrati insieme al Papa per la trentasettesima giornata mondiale della gioventù. C’eravamo anche noi.
In questo numero del foglietto vi raccontiamo qualcosa di ciò che abbiamo visto e sentito interiormente vivendo questa esperienza.
Mi associo quindi al nostro Arcivescovo, che alla domanda “cosa l’ha colpita di più in questi giorni?” ha risposto: “le bandiere”. È vero: facevano effetto! Le bandiere di tanti colori diversi, tutte unite e tutte insieme, tutte con le fattezze di sempre ma in qualche modo nuove!
Nazioni, regioni, diocesi, parrocchie, associazioni… in un vortice di colori fatto di persone che si tendono la mano. E poi il rito dell’ultimo giorno: le bandiere venivano scambiate, sicchè in molti sono tornati con tanti colori in più, creati da bandiere che non erano le loro ma che in qualche modo lo sono divenute.
Mi sono chiesto subito: ma si è mai visto dopo una partita di calcio, che i tifosi si scambiassero le bandiere??
Cosa è accaduto dunque? Cosa è successo a questi giovani spesso definiti in base al criterio della competizione, del consumo, dell’egoismo?
Perchè non hanno riprodotto i clichè che secondo una certa narrazione inevitabilmente dovrebbero scattare ogni volta che entrino in contatto gli uni con gli altri? Perchè non sono “scattate le risse”? Che ne è stato del parossismo della sessualità? Come mai non si sono sentiti i cori offensivi da stadio contro l’ennesimo rivale? Il motivo mi è parso chiaro: questa narrazione, raccontata dal pensiero dominante, non dice la verità! I giovani cercano di più di ciò che il mondo potrà mai vendere loro, e vogliono di più della mediocrità di noi cosiddetti adulti.
Del resto, anche don Luigi Ciotti, intervenuto nella festa degli italiani di mercoledì 2 agosto ha detto: “diffidate di chi parla di voi e non con voi”.
Parlando con loro (a me è capitato soprattutto nelle confessioni) si sentono domande, desideri e anche inquietudini, ma soprattutto, si vede la loro capacità di riconoscere una strada buona e la voglia di percorrerla quando l’hanno incrociata. Parafrasando la felice espressione di Luigi Giussani “educare signfica introdurre alla realtà totale, cioè alla realtà fino all’affermazione del suo significato” mi viene da dire che nella GMG non abbiamo visto un’illusione, ma la realtà com’è, quando brilla davanti agli occhi il suo significato.
don Ale
Vedi il diario dei nostri 14 giovani che - con don Ale, Mattia e Angela - hanno partecipato alla GMG
La GMG era l’obiettivo pastorale del gruppo giovanissimi. Nessuno di noi, tranne don Alessandro, aveva idea di che cosa ci aspettasse in realtà. Abbiamo provato a prepararci e a posteriori vi dico che la GMG è un’esperienza immersiva: non ci si prepara… Si vive!
Serve cuore aperto ad accogliere tutto quello che incontri. La parola chiave è proprio incontro: la capacità di mettersi nella condizione di incontrare e vivere con altre persone delle esperienze sia spirituali che di meditazione. Questo non ha età: vale per tutti!
Per i nostri giovani , la possibilità di vedere che condividere la fede non è cosa per pochi e solo per vecchi: una carica di energia, di positività, di emotività… un mettersi in discussione ma con la certezza di trovare delle risposte positive. Canti, balli, giochi: la forza trascinante di un milione di ragazzi che nel momento della Via Crucis o dell’adorazione , dall’assordante chiasso sono riusciti a far piombare l’assemblea in un silenzio da brividi.
Questa è stata la nostra GMG: un momento per rafforzare l’amicizia, per scambiare con altri le esperienze di vita, l’aver vissuto insieme l’incontro con papa Francesco, aver ascoltato le sue parole di speranza.
Ed essere in un campo seduti per terra durante la Santa Messa e sentire la forza del milione di persone che ti circondano! Forse liturgicamente qualcosa evapora, ma quella forza ti resta sulla pelle. Una settimana anche faticosa: abbiamo macinato chilometri, ci siamo lavati con il contagocce, abbiamo mangiato quello che c’era, ma non saranno questi i fattori che ricorderemo: nei nostri cuori resteranno le risate, le cantate intorno alla chitarra, i nostri momenti di preghiera, i balli in piazza, le parole del Papa. Non mi resta che augurare ai ragazzi di proseguire nel loro cammino.
Angela