Come un dono prenda valore, quando messo in discussione per gli altri
Mercoledì 31 gennaio, nell’ambito di “Trame di comunione” abbiamo incontrato Giacomo Poretti in una Chiesa parrocchiale gremita di gente. Bello incontrarsi.
Giacomo Poretti da bambino frequentava l’oratorio, era il luogo sicuro in cui trascorreva i suoi pomeriggi dopo la scuola, condividendo tempo ed esperienze con tanti altri bambini. Fu lì che scoprì di avere una spiccata predisposizione a stare su un palco, di fronte ad un pubblico, facendolo ridere e facendosi applaudire. Intuì di avere un talento, ma non lo perseguì per molto tempo e diventò infermiere. Lavorava da diversi anni, aveva un lavoro stabile, sicuro e appagante, eppure lasciò tutto per il teatro, per diventare attore. Inseguì il suo sogno nel cassetto, diede ascolto al suo dono, lo lasciò emergere, coltivandolo e facendolo fiorire.
Giacomo ha saputo riconoscere che gli era stato offerto il dono particolare della simpatia, la capacità di fare ridere e di intrattenere un pubblico, sapendo entrare in risonanza con l’ascoltatore. Ma ha anche compreso che quel dono avrebbe avuto senso solo in funzione degli altri, nella pluralità e nella condivisione, consegnandolo senza trattenerlo per sé. Pur nella legittima ricerca della realizzazione personale e dovendo tenere a bada il demone della vanagloria, Giacomo ha fatto fruttare quei doni, li ha messi insieme a quelli dei suoi soci, Aldo e Giovanni, e hanno trovato massima espressione nel portare giovamento alle persone.
Forse l’ispirazione più grande che possiamo trarre dalla sua esperienza è che ciò che ci è stato donato va restituito e non trattenuto, perché i doni che abbiamo non sono per noi soltanto!
Questo ci riguarda, in ogni ambito in cui ci muoviamo e in ogni età della vita. Dobbiamo riconoscere di aver ricevuto gratuitamente dei doni ed essere coscienti che questi doni troveranno il loro senso e ci gioveranno veramente, solo se li sapremo usare in funzione degli altri. Gli altri sono stati a loro volta dotati di altri doni e sono essi stessi un dono per noi. Già San Paolo scriveva che lo Spirito è uno, ma i carismi sono tanti.
Proprio nella comunione, nel donare e mettere in circolo i propri talenti con gratuità, possiamo sentirci veramente liberi e colmi di senso. Sei veramente libero, quando spendi il tuo dono per il bene degli altri e comprendi che anche l’altro concorre al tuo bene. Con questa consapevolezza è possibile spezzare le catene dell’egoismo e della competizione che sono oggi cosi diffuse e radicate.
Un cristiano simpatico, per dono, come Giacomo Poretti, ha ben compreso come far fruttare i propri talenti e intende continuare a spenderli anche all’interno della comunità cristiana, dopo un cammino di distacco e infine di ritorno. Perché Giacomo è tornato? Per ritrovare un senso profondo della vita e avere le risposte alle domande cruciali. Ed ora, ancora, investe il suo tempo e il suo talento per fare del bene alla comunità.
Quel che ci auguriamo è che la comunità cristiana sia fatta sempre più di persone che non giudicano e non si mettono al di sopra di nessuno, ma diventino capaci di riconoscere, confermare e valorizzare quello che ciascuno possiede. Riconoscere da soli di avere dei doni non sempre è facile e automatico: il più delle volte sono gli altri a notarlo e ad aiutarci a prenderne coscienza. Anche questo è un augurio importante: che nel camminare insieme gli amici ci insegnino a non svalutarci, ma a condividere i preziosi regali di Dio.
Laura S.