Non importa se è solo un minuscolo stelo verde nelle crepe del cemento di un sobborgo industriale, non importa se intorno ci sono le terre brulle e screpolate di una zona arida: quando la primavera arriva, ogni pianta, se è viva, sente il bisogno di fiorire.
Abbiamo preparato la Pasqua nel silenzio del tardo inverno, in cui tutto si appronta in silenzio; adesso i colori brillano, i fiori si aprono, e come una pianta che ha recuperato la linfa della vita, anche una comunità sente il dovere di fiorire.
Lo fa per tutti, ma non “per via” di tutti: non aspetta cioè, che il mondo all’intorno sia già un giardino fiorito!
La forza della sua risurrezione la trae da altro, ovvero dalla luce del suo sole e della sua ispirazione.
Se è vero che nessuna vicenda sociale – nemmeno quella che attraversa l’esperienza della Chiesa – è mai slegata dal mondo che la circonda, è anche vero che la forza di un cristiano e della sua comunità, deriva dalla Pasqua di Cristo.
Quindi ovvio che la guerra o la pace, la carestia o l’abbondanza, la salute o la malattia hanno il loro peso nel vissuto della Chiesa, ma è ancor più vero che l’unica cosa decisiva è proprio che Cristo è risorto ed è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!
Per questo motivo, nel Vangelo Gesù dice: “voi siete il sale della terra“, “il lievito nella pasta“: significa che l’essenza di un cristiano non dipende da altri che da Lui, ma allo stesso tempo vuole anche dire che il compito di ogni comunità che si ispiri al suo maestro è quello di cambiare il mondo!
Tante piante fiorite, fanno un giardino.
Buon tempo di Pasqua.
