20 anni di cammino, di esperienza insieme e di crescita.
Grazie a Carlo Maria Martini che ha voluto la Casa della Carità, una casa per tutti, ma soprattutto per gli ultimi: coloro che non vuole proprio nessuno, perché troppo difficili o perché non “rientrano in uno schema comune”. È lì che operatori e operatrici della Casa si attivano per trovare una nuova modalità di accoglienza. E da lì che la macchina si mette in moto per trovare nuove idee e nuove strade da percorrere; strade che molto probabilmente non ha percorso ancora nessuno.
Alla Casa, uno spazio legale e uno medico affiancano il lavoro educativo. Si tende all’autonomia delle persone, con i loro tempi. Anche se le convenzioni (ossia i progetti realizzati in accordo con gli enti pubblici) dettano i loro di tempi: rigidi, limitati. In questo la Casa della Carità si contraddistingue perché, come ci chiese di fare proprio il cardinal Martini, custodendo la “gratuità” (cioè quegli interventi completamente finanziati dai contributi di enti e dalle donazioni dei cittadini) può permettersi di aspettare e rispettare le persone, perché di loro stiamo parlando.
Le persone ospiti sono italiane e straniere, sono figli di seconda generazione, sono famiglie, mamme con figli, sono donne e uomini soli. Noi percorriamo un pezzo di cammino con loro, al loro fianco e anche stando un passo indietro, perché sono le persone accolte al centro di tutto, con le loro storie non facili. Noi siamo pronti a sostenerli e ad aiutarli nei momenti di bisogno, sempre disponibili all’ascolto, a volte inermi davanti a certe situazioni. L’importante è essere lì con loro: sembra banale, ama anche solo un abbraccio cambia il punto di vista.
Tiziana Scardilli
don Colmegna e il Cardinal Martini all’inaugurazione della Casa della carità