“Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità” (Albus Silente)
Alcuni professori lo fanno. Non istruiscono soltanto, ma contemplano quel grano che non hanno seminato, ma hanno la fortuna di accompagnare verso un altrove che magari non rivedranno mai.
Sul finire dei cinque anni, i cuccioli di uomo, che hanno visto crescere si trovano davanti a delle scelte. Personali. Loro. Scegliere non è sempre facile. Allora chiedono, o ascoltano senza riuscire a fare la domanda che vorrebbero e a cui non puoi rispondere, perchè l’unica risposta è “diventa ciò che sei”.
Ognuno ha doti e gusti propri. Fare ciò che è nella nostra carne è intimamente giusto, ma non è tutto. Noi siamo anche un progetto capace di gettarsi oltre per realizzarsi nel divenire.
Oggi i ragazzi lo dimenticano e spesso sentono l’ansia dei soldi. Molti dicono: “voglio fare il manager, per avere soldi”. Lo hanno imparato dai media e dalle nostre paure. Pochi dicono “voglio essere un … medico, uno scienziato … o qualsiasi altra professione”. Hanno molte paure, comprensibili, ma soprattutto hanno pochi sogni.
I miei consigli sono questi. Non concentrarti solo sul cosa, ma sul criterio. Cerca nella tua memoria le tue piccole scelte e le tue doti, ma anche i tuoi fallimenti e le tue incapacità, per conoscerti meglio. Quando hai in mente una scelta associala a dei volti che hai incontrato: un professore, un ingegnere, un medico, un meccanico, un avvocato, un sacerdote. Riconosci il loro gusto ed il tuo desiderio. Sappi vedere le attese degli altri su di te (genitori, professori, amici) non per rifiutarle o accettarle, ma per distanziarle da quello che sei, serenamente e poi eventualmente ri-sceglierle o rifiutarle, consapevolmente.
Soprattutto, sappi che scegliere ha a che fare con la morte.
Non abbiamo un tempo infinito per realizzare ogni desiderio e questo ci obbliga ad essere autenticamente qualcuno piuttosto che genericamente tutto. Immagina che ad un certo punto della tua vita tu ti debba fermare, senza sapere se ne avrai ancora, ti guarderai indietro e ti chiederai se quello che hai fatto fin qui è qualcosa di cui ti senti fiero, se sei abbastanza soddisfatto da riuscire ad accettare la morte. Se pensi che sarà così, stai facendo una buona scelta. Non importerà tanto il cosa, ma il come. Importerà se eri tu e se stavi diventando sempre più te stesso.
Alla fine capirai che eri in mezzo ad un fiume che non hai scelto, riconoscerai che la vita, la storia, le persone che hai incontrato e vissuto andavano oltre ogni previsione, e che in fondo non si trattava solo di “te”, ma di un processo di liberazione che ti attraversa, di cui fai parte e che ti da gioia. Ma questa è un’altra storia.
a cura di Marco Battaglia