“Vola solo chi osa farlo”; a tracciarle sul foglio, queste poche parole, è Luis Sepùlveda, scrittore e giornalista cileno, scomparso proprio qualche settimana fa, vittima del Covid19.
La storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare è una parabola che parla della pedagogia e dell’arte dell’educazione.
Giusto l’altro ieri, un’amica mi ha ricordato una delle più belle definizioni di “educazione”, dettata dal pensiero di un noto padre spirituale dei nostri tempi: “educare è introdurre alla realtà”.
Pensavo che proprio in questi giorni, stiamo sperimentando tutti, quasi muovendoci a tentoni, questa graduale riappropriazione della vita vera, quotidiana, reale. Sembrerebbe un autentico cammino di rieducazione, simile a quelli necessari a recuperare un trauma, dopo un incidente che ha coinvolto la propria persona e magari compromesso le funzionalità di un arto.
Si tratta di una rieducazione dunque, ovvero di una reintroduzione alla realtà totale, laddove qualcosa ci è stato tolto, financo la libertà di uscire, di incontrarci, di vivere il contatto e la prossimità tra persone.
Proprio adesso dunque, tale cammino assume le caratteristiche di uno spiccare il volo: attività che non può essere improvvisata, ma nemmeno procrastinata sine die.
Come la gabbianella ci insegna, il volo va preparato da un’attenzione amorosa. Infatti vola solo chi osa farlo, ma tale “osare” non può essere dettato dalla temerarietà di un azzardo, nè essere impedito dalla tirannia della paura.
La gabbianella Fortunata, che pure aveva perso la sua mamma Kengah, rimasta invischiata nel petrolio (toh guarda un po’, ci pensa Putin a riattualizzare il problema), ha avuto la fortuna di trovare un gatto di nome Zorba ad adottarla, per renderla capace di osare il grande volo.
Pensavo ai nostri bambini, che hanno quasi tutti la fortuna di avere a fianco i propri genitori, o almeno uno di essi!
Forse in questo tempo, più che lamentarci di quel che non si può ancora fare, o delle responsabilità legate a ciò che si sarebbe potuto fare, siamo chiamati a ricucire con pazienza la trama della fiducia, insegnando con saggezza ai nostri figli, cosa possono osare e cosa invece devono rimandare, per quali valori osare, e per quali inezie attendere.
In tal modo forse, avremo una città e una nazione più preoccupata di educare che non di litigare, e uscendo dalla infinita giostra delle polemiche tra l’irresponsabilità di chi irride le regole e la pavidità di chi non si muoverebbe mai, anche nelle nostre case potrà farsi strada il discernimento, per ricostruire, passo dopo passo, la realtà totale, insieme alle pietre angolari che la costituiscono.