Mese della presenza e sfida delle presenze (1)
Si dice spesso che oggi, più che al “non credente” siamo davanti all’indifferente, ma raramente si mette in discussione la ferma convinzione di essergli realmente “davanti”.
Dovremmo riconoscere che spesso siamo lontani mille miglia dalle situazioni che invece, presuntuosamente, riteniamo di “avere davanti”.
Per non parlare del fatto che – se anche in certe occasioni possiamo forse dire di essere davanti a qualcosa o a qualcuno – ci manca il più delle volte una seria riflessione sulla nostra postura, per riconoscere se l’atteggiamento interiore che abbiamo rispecchi o meno quello di Gesù.
La domanda del Vangelo di oggi per esempio recita così: “com’è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”.
Se la ascoltiamo ci dice almeno tre cose:
- che Dio si manifesta in un modo che disorienta (altrimenti la domanda “com’è accaduto” non si porrebbe affatto);
- che a disorientare è proprio la delicatezza di un Dio che non impone a nessuno la propria verità;
- che Dio è tuttavia paziente, attendendo alla porta del cuore che qualcuno gli apra per prendervi dimora.
Nel mese dedicato al tema della presenza mi chiedo se e come siamo presenti nelle tante situazioni in cui ci confrontiamo con la fede degli altri: davanti a un figlio che ha perso la strada della Chiesa, davanti ad un vicino “indifferente” che vedo tutti i giorni sull’ascensore, davanti al collega scomodo che in ufficio osteggia e critica la fede in cui mi riconosco.
Stare davanti: capitolo importante e per nulla semplice nel grande tema della presenza.