Mese della presenza e sfida delle presenze (2)
Stare “dietro” è un’altra tipica espressione che nel gergo significa “prendersi cura”. La postura però è diversa.
Se “stare davanti” implica una presenza attenta, che non perde il contatto, ma vuole porsi faccia a faccia e dunque presuppone di metterci la propria, con il coraggio di non proporre maschere o travestimenti poco sinceri, lo “stare dietro” è l’altra faccia della medaglia e suppone quella presenza paziente di chi lascia camminare ma non perde di vista, rinuncia a parlare ma resta in ascolto, resiste dal prendere su di sè le responsabilità altrui ma non desiste nel vegliare sui passi (anche falsi) in cui l’altro potrebbe incorrere. Stare dietro è la fatica delle mamme e dei papà quando il figlio piccolino ha bisogno di mille cure e quando l’adolescente ormai svezzato sembra volersi mettere al riparo da qualsiasi tentativo di dialogo e di relazione.
Star dietro è anche l’impegno del sacerdote, che come papa Francesco ci ha ricordato, deve puzzare dello stesso odore delle “sue” pecore… Star dietro è infine la pazienza e la tenacia di una società civile che non dimentica le persone e le soccorre nei momenti di fatica e di solitudine.
Forse, stare dietro è l’emblema del lato faticoso del servire, quando diventa difficile e impervio, quando chiede oblazione e sacrificio di sè.
In questo mese della presenza riflettiamo anche su questo: sulla disponibilità che abbiamo o non abbiamo ad assumere questa postura così vitale perchè qualcuno e qualcosa crescano.
Non solo. Chiediamo anche questo dono al Signore, pregando il suo Santo Spirito e invocando Maria, che di lui si è proclamata ancella.