Il cammino della gratitudine
Tempo fa ho ricevuto in regalo un libro che apprezzo molto: “Gratitudine” di Oliver Sacks.
Sacks è non solo l’autore del famoso libro che ha dato origine al film “Risvegli” insieme a diverse altre pubblicazioni nel campo delle neuroscienze, ma anche un filosofo della vita, capace di condividere e trasmettere la propria esperienza nella vicenda umana.
Nel libro che mi hanno regalato, Oliver si congeda dalla vita e si prepara alla morte, identificando proprio nel sentimento della “gratitudine” la nota prevalente che sottende a tutta la sua vicenda.
Sacks non fu credente in Dio.
Certamente però (come lascia intendere nel libro), credette alla vita, agli altri, alla vicenda dell’umana natura, senza ripudiarla, senza respingerla, ma osservandola con gratitudine.
Gratitudine e riconoscenza sono sinonimi: forse perchè è nel grazie che si può riconoscere davvero come stanno le cose!
È quel che succede al lebbroso che Gesù ha guarito nel Vangelo di oggi: unico dei dieci a tornare da Gesù dicendogli “grazie”, quell’uomo è anche l’unico ad ottenere insieme alla guarigione dalla malattia, la guarigione dal non-senso dell’esistenza! Per lui si apre una vita nuova: quella della fiducia, che poi diventa anche fede in colui che lo ha guarito: il Signore Gesù.
Credo che lavorare sulla nostra capacità di riconoscenza, intesa come sguardo che sa vedere la ricchezza della propria vita in tutto ciò che si riceve e che si è ricevuto, sia una chiave importante per non perdere la fede in Dio, e anche (cosa non meno importante), la fiducia nella vita, nel tempo e negli altri.
A quanto pare, “cammino di fede” e “cammino di riconoscenza” stanno proprio insieme.