Non pensavamo che fosse così necessaria la Risurrezione per la nostra speranza.
Nel linguaggio comune la speranza si è banalizzata a significare un’aspettativa fondata su previsioni più o meno attendibili, di cui si è, però, sentito parlare da qualche titolo sbirciato sfogliando pagine web: «Speriamo che domani sia bel tempo; speriamo che piova al momento giusto e che la vendemmia sia abbondante; speriamo di vincere il concorso e chiudere il contratto…».
Anzi, di speranza è meglio che parlino i poveracci. Le persone serie elaborano progetti, confrontano risorse, mettono in bilancio anche la voce imprevisti, perché è ragionevole aver tutto sotto controllo. Si danno da fare, non si aspettano niente da nessuno, sono convinte che se vuoi qualche cosa devi conquistartelo. Anche le persone serie dicono talvolta «Speriamo» e incrociano le dita: è più una scaramanzia che una speranza.
Ma quando irrompe il nemico che blocca tutto, che paralizza la città, che entra in casa con quella febbre che non vuol passare, allora le certezze vacillano, e il verdetto del termometro diventa più importante dell’indice della Borsa.La percezione del pericolo estremo costringe a una visione diversa delle cose e a una verifica più drammatica di quello che possiamo sperare. Nella vita cristiana rassicurata dalla buona salute, da un certo benessere, dalla “solita storia” i temi più importanti sono le raccomandazioni di opere buone, di buoni sentimenti, di fedeltà agli impegni, di pensieri ortodossi.
Ma quando si intuisce che qualcuno in casa deve affrontare il pericolo estremo, allora l’unica roccia alla quale appoggiarsi può essere solo chi ha vinto la morte.
l’arcivescovo Mario Delpini
Con queste parole, il nostro arcivescovo Mario Delpini augura a tutti noi una buona Pasqua: ve le propongo anche io, come vostro parroco, in un giorno di Pasqua fuori dal comune.
Certo! non è la Pasqua che avevo immaginato…
Sognavo di essere partecipe di un momento da condividere, in mezzo alle famiglie, ai ragazzi, agli anziani, a tutti voi insomma!
Le parole del nostro arciverscovo però mi riempiono il cuore di commozione.
Mi dico e vi dico, che anche se questa non è la Pasqua che siamo abituati a vivere, questa Pasqua è l’unica cosa che nulla può impoverire, che nulla può rovinare, perchè in essa celebriamo la vittoria di Gesù sulla morte.
La Pasqua non si celebra perchè le cose vanno bene, o perchè lo spumante è alle temperatura giusta, o perchè in famiglia si respira un’aria di festa! Semmai è vero il contrario: e cioè che se le cose non sono come ci aspettavamo, grazie al cielo oggi è Pasqua.
Ecco, forse è questa l’unica cosa, di cui possiamo a ragione ringraziare il cielo: che il Signore è veramente risorto, e che ha vinto per sempre la morte.
Allora le nostre povere e fragili esistenze, riceveranno una luce nuova, le nostre speranze, un nuovo respiro. Buona Pasqua a tutti.
Alleluia!