Accoglienza... variazioni sul tema
Cosa significa “accogliere?”
Una volta, io ed alcuni compagni di Seminario ci trovavamo negli Stati Uniti, e da Chicago facemmo una gita nel Wisconsin, a casa di una amica del rettore del Seminario di Chicago.
Quando arrivammo, sulla porta di casa c’era un cartello: “Teresa è al bar”.
Andammo al bar. Trovammo Teresa che si scolava una Bud, e dopo i pochi convenevoli che il povero inglese che masticavamo ci permetteva, Teresa ci diede le chiavi di casa dicendo: “andate avanti voi, io arrivo”. Morale?
Ci sono mille modi di accogliere.
Mia madre, contrariamente a Teresa, avrebbe accolto dei seminaristi americani preparando ogni ben di Dio e sistemando la casa come si conviene alla visita della Regina.
Teresa invece ci diede le chiavi: massima libertà… fate come foste a casa vostra!
La diversità di stile mi sorprese non poco.
Quale sarà lo stile in cui la nostra comunità accoglierà i profughi dall’Ucraina?
Ne sono già arrivati una ventina (e parlo di quelli in relazione a Casa della Carità).
Si trovano in una casa messa a loro disposizione in via Pusiano.
Che cosa significa “accoglierli”?
Per esempio significa che oggi, domenica 20 marzo, un gruppo dei nostri ragazzi delle medie, guidato da don Alessandro Maraschi (sacerdote in Casa della Carità), andrà a raccogliere le foglie del prato della casa.
Proprio così! Un mucchio enorme di foglie che loro metteranno nei sacchi, con guanti da lavoro e rastrelli!
Insieme al darsi da fare ci sarà anche un bel pranzo al sacco e la voglia di stare insieme.
Cosa significa accogliere?
Accogliere è possibile in tanti modi.
Teresa ci ha lasciato le chiavi di casa.
I ragazzi delle medie faranno spazio alla primavera sbarazzandosi delle foglie secche per dare un prato ai nostri nuovi amici. E tu?