Quando ero in Seminario, “la Festa dei Fiori” era quella attesissima giornata, in cui si festeggiavano i diaconi che stavano per diventare sacerdoti!
Oggi questa festa porta ancora questo nome, e si colloca proprio al termine dell’anno pastorale, ovvero prima delle ordinazioni presbiterali che sono sempre nelle prime domeniche di giugno.
E’ un momento molto bello, nel quale la Chiesa festeggia il tempo del suo raccolto: cammini che arrivano a una tappa importante della loro storia, e il traguardo – per così dire – corona le fatiche della ricerca e della perseveranza, del discerimento e della domanda.
Sebbene più in piccolo, ciascuna delle comunità cristiane vive questo, quando il mese di maggio ci porta alle prime comunioni e alle cresime.
Anche qui, i nostri piccoli protagonisti, sebbene ancora agli inizi della loro storia con Gesù, vivono una tappa importante del loro cammino, e la comunità che si stringe intorno alle loro famiglie li festeggia, sognando una strada che si apre e che li porterà ancora più lontano, ovvero a riconoscere e scoprire la loro vocazione.
Quest’anno, questo momento di festa, cade dopo un interminabile periodo di silenzio, in cui i ragazzi hanno atteso il giorno della loro prima comunione, che sembrava non dovesse arrivare mai: la quinta elementare infatti ha rimandato addirittura di un anno questa data, che sarà anche il giorno della Cresima.
I più piccoli, ovvero i bambini e le bambine di quarta elementare, vivono invece un anno che sembra più regolare, ma sappiamo bene che anche loro hanno vissuto le difficoltà di vivere la fede in questo periodo di pandemia.
Se dovessi scegliere il fiore più adatto a questa festa, sceglierei il bucaneve.
A dire che anche dopo la prova, la vita si fa strada; anche dopo i tempi sterili della siccità, il seme dello Spirito muore, germoglia e fiorisce, bucando la coltre di ghiaccio che sembrava dover paralizzare tutto, in un gelo senza prospettive.
Il messaggio dunque ci raggiunge tutti: insieme a quelli di questi piccoli, anche il nostro cammino continua, e le nostre fatiche non possono arrestare la grazia, che lavora sotto la neve.