Criteri di “riapertura” nelle parrocchie e riflessioni pastorali
Si parla ormai incessantemente di colori, opzioni e possibilità di riapertura per quest’estate 2021. Quella a cui stiamo assistendo del resto, è una interminabile corsa ad uscire definitivamente da un tunnel che sembra non regalarci mai la tanto sospirata “luce in fondo”: la vediamo, ma è sempre davanti, quasi come fossimo in quelle gite in cui il rifugio sembra sempre lì a un passo ma non arriva mai!
Anche nelle nostre parrocchie la tensione è la stessa: si cerca il ritorno, la tanto sospirata possibilità di stare insieme, di far festa, di condividere e finalmente gioire, perchè il desiderio c’è ed è forte.
Camminando verso questa estate, tuttavia, penso che la questione della “riapertura” che coinvolge anche noi come parrocchie, meriti di essere considerata con attenzione, e rappresenti ancora una volta quella situazione che può generare un’occasione, oppure, al contrario, la classica occasione mancata!
Mentre infatti dal punto di vista sociale i criteri sono abbastanza chiari e rispondono soprattutto alla questione del lavoro, per le comunità cristiane è doveroso domandarsi, quali siano gli obiettivi e le priorità che ci contraddistinguono.
Aprire male insomma può non fare bene. Quali criteri ci permetteranno dunque di aprire bene?
Provo a mettere giù due veloci idee: prima di tutto la consapevolezza che abbiamo vissuto una specie di apocalisse che ha alzato il velo sull’essenziale, costringendoci ad accettare una discontinuità.
In secondo luogo, che questa discontinuità sebbene infausta, offre ora la possibilità di ripartire da ciò che è irrinunciabile, ridiscutendo il tema di fondo, ovvero “a cosa siamo chiamati come Comunità cristiana sul territorio?”.
Rispondere a questa domanda è l’unico modo per capire come fare bene il bene, rispondendo alla nostra vocazione di Chiesa e di parrocchia.
Il compito del Consiglio pastorale, in questi mesi, è a mio avviso, proprio discutere su questo.
Ci siamo già radunati prima della Pasqua, anticipando alcune riflessioni importanti, ma adesso è tempo di individuare i passi “giusti” per raggiungere un nuovo livello di condivisione, che non obbedisca semplicemente al desiderio di un ritorno nostalgico ad un passato che forse non c’è più, ma un consapevole continuare un cammino, attraverso il quale nel frattempo, siamo già cambiati, forse cresciuti.
Nelle prossime settimane e all’inizio del prossimo anno pastorale, avremo dunque nuovi appelli, nuove chiamate di tutti, perché il modello che ci ispira non è quello di un’istituzione-parrocchia dove ci sono impiegati da una parte e clienti davanti al bancone dall’altra, ma quello di gente che insieme cammina, ancora una volta, verso Gesù.
A presto dunque!
E restiamo sintonizzati con il futuro.