Mese della presenza e sfida delle presenze (3)
Raramente una risposta può rendere migliori le cose; ciò che rende le cose migliori è una connessione. (Brené Brown)
Terza puntata di questa indagine sulle costruzioni verbali del verbo “stare”. Dopo “stare davanti” e “star dietro”, non poteva mancare lo “stare accanto”.
Non vorrei addentrarmi in sofismi sulla differenza tra quest’ultimo e gli altri due perchè – appunto – mi parrebbe di trascinarvi in discussioni sulla lana caprina. Mi limito ad una constatazione che viene dal Vangelo di oggi, ovvero dal brano dei due discepoli di Emmaus.
Gesù cammina anche accanto. Lui che si era messo davanti ai suoi per indicare una strada, lui che era stato loro dietro, come una chioccia che raccoglie i suoi pulcini o come il servo che lava loro i piedi, ora sta accanto ai due discepoli smarriti che non trovano più le loro ragioni per credere.
Non si tratta stavolta, di osteggiatori della fede o di non-credenti, ma di discepoli che sinceramente non trovano più la bussola pur desiderando disperatamente di ritrovare le loro stelle.
Gesù si affianca, e il versetto non potrebbe essere più chiaro perchè dice “camminava con loro” (Lc 24,15). La cosa sorprendente è che la direzione non è quella giusta, ma non importa. Gesù cammina con loro sebbene per il momento, i loro passi siano ancora in fuga da Gerusalemme e dalla comunità.
Gesù li sgrida sì, chiamandoli sciocchi e tardi di cuore nel comprendere, ma non li costringe a fermarsi perchè non impone nulla a nessuno, nemmeno la scelta del ritorno a casa. Pian piano i cuori dei discepoli si scaldano, e nella cena, in cui Gesù ancora una volta li accompagna, capiranno finalmente che quel luogo non era la tappa finale ma soltanto un giro di boa tutt’altro che insensato.
Stare a fianco. Perchè la “connessione” non serve solo ai computer, ma soprattutto agli esseri viventi.