9 dicembre

San Giuseppe

tra REALTÀ e LEGGENDA

C’era una volta un pastore che aveva un gran brutto carattere e due cagnacci anche peggiori di lui. Viveva da solo con le sue pecore e i suoi cani, perché anche gli altri pastori lo temevano.

Era un uomo ringhioso e vendicativo, perennemente arrabbiato contro qualcuno o qualcosa. I suoi occhi erano solitamente accesi d’ira e la sua barba incolta e irsuta. Le sue parole erano sempre amare e nessuno lo aveva mai visto sorridere. I mendicanti che bussavano alla sua porta dovevano scappare di corsa, inseguiti dai cani e dalle minacce del pastore.

Quando, nella notte santa, agli altri pastori apparve l’angelo che annunciava la nascita del santo Bambino, il pastore burbero brontolò: “Uno stupido trucco per gli sciocchi” e si avvolse con rabbia nel suo mantello, nero come il suo cuore.

Ma proprio quella notte avvenne qualcosa di straordinario…

Poco lontano di là, un uomo camminava nella notte per cercare del fuoco per scaldare sua moglie e il suo bambino appena nato. Era andato di casa in casa, aveva bussato a tutte le porte, ma nessuno gli aveva dato un po’ di carbone o una fascina di legna. Era notte fonda, tutti dormivano e nessuno gli rispondeva.

L’uomo continuava a camminare. Era San Giuseppe.

Il buio lo avvolgeva da tutte le parti, ma ad un tratto vide il bagliore di un fuoco.

Era il fuoco del pastore scontroso e iracondo che faceva la guardia al suo gregge. I cani dormivano accucciati ai suoi piedi e tutt’intorno le pecore riposavano una addossata all’altra.                             

Quando San Giuseppe arrivò, i cani si destarono. Aprirono le fauci per abbaiare, ma non ne uscì alcun suono. Il pastore li incitò ad attaccare l’intruso. Col pelo ritto e le zanne appuntite che luccicavano ai bagliori del fuoco, i cani si scagliarono su San Giuseppe, ma quando gli arrivarono vicino, come costretti da una mano invisibile, si accucciarono uggiolando ai suoi piedi.

Il pastore, sorpreso e contrariato, strinse più forte il suo nodoso bastone. Poi, con un impulso improvviso lo lanciò con tutta la forza contro lo straniero. Ma il bastone, arrivato davanti a lui, deviò dalla sua traiettoria e finì lontano, nel campo.

Il nuovo arrivato aveva l’aria mite e inoffensiva e si avvicinò al pastore camminando tranquillamente tra le pecore addormentate, sfiorandole appena, senza svegliarle.

Amico, dammi un po’ di fuoco per scaldare il mio bambino e la sua mamma”, chiese.

Il pastore stava per rispondere malamente, quando si ricordò che i cani non avevano morso, il bastone non aveva colpito e le pecore non si erano svegliate. Un po’ inquieto, non osò rifiutare.

Prendine quanto ne vuoi!”, fece brusco.

Non c’erano quasi più fiamme, rami e tizzoni erano completamente consumati. C’era solo un mucchio di braci e lo straniero non aveva né pala per prenderle, né secchio per portarle via.

Il vecchio pastore se ne accorse e malignamente ripetè: “Prendine quanto ne vuoi… Se puoi”.

San Giuseppe si chinò, prese con le mani un po’ di braci ardenti, le avvolse in un lembo del suo mantello e, dopo aver ringraziato, se ne andò.

E le braci non bruciarono né le sue mani, né il suo mantello. Se le portò via come fossero una manciata di mele rosse!

Il pastore rimase di sasso. “Ma che notte è mai questa?”, pensava, “I cani non mordono, i bastoni non colpiscono, le pecore non si spaventano e il fuoco non brucia…”.

Richiamò lo straniero a voce alta: “Che notte è questa? Perché sono tutti buoni?”.

L’uomo rispose con la sua voce gentile: “Lo devi capire da solo. Con il cuore. Io non posso dirtelo”.

 Il vecchio pastore decise di non perdere di vista lo straniero e incominciò a seguirlo da lontano.

Così scoprì che quell’uomo non aveva neppure una baracca per ripararsi e che sua moglie e suo figlio neonato stavano in una specie di grotta, senza difesa per il freddo.

Quando il pastore vide il bambino, il suo cuore inacidito si riscaldò un po’. Il buio, cupo e scontroso, che abitava la sua anima improvvisamente cominciò ad illuminarsi. Aprì la sua bisaccia ed estrasse un vello di pecora, bianco e morbido, e lo porse alla donna perché avvolgesse il bambino. Poi prese pane e formaggio e li offrì ai due sposi.

In quel momento i suoi occhi si aprirono e vide ciò che prima non aveva potuto vedere, e udì ciò che prima non aveva potuto udire.

Allora comprese perché in quella notte niente e nessuno poteva fare del male. E vide gli angeli. Non solo intorno a lui ma dappertutto, nella grotta e sulle rocce, nel cielo e sulle colline: avanzavano in processione per contemplare il Divino Bambino, e cantavano la sua gloria.

Quando il pastore vide tutto questo, in quella notte che prima gli era sembrata nera e vuota, un’ondata di felicità lo travolse e una gioia incontenibile vibrò in tutto il suo essere.

Si buttò in ginocchio e ringraziò il Signore. E per la prima volta, i suoi occhi si riempirono di lacrime: lacrime di felicità.

APPROFONDIMENTO PER I PIÙ GRANDI

San Giuseppe, l'uomo dei sogni

Da “La carezza di Dio. Lettera a San Giuseppe”, di don Tonino Bello.

Caro San Giuseppe,

scusami se approfitto della tua ospitalità e mi fermo per una mezz’oretta nella tua bottega di falegname per scambiare quattro chiacchiere con te.

Non voglio farti perdere tempo. Vedo che ne hai così poco, e la mole di lavoro ti sovrasta. (…) Non preoccuparti neppure di rispondermi. So, del resto che sei l’uomo del silenzio, e consegni i tuoi pensieri, profondi come le notti d’Oriente, all’eloquenza dei gesti più che a quella delle parole.

(…) Mio caro San Giuseppe, io sono venuto qui, soprattutto per conoscerti meglio come sposo di Maria, come padre di Gesù, e come capo di una famiglia per la quale hai consacrato tutta la vita.

E ti dico subito che la formula di condivisione espressa da te, come marito di una vergine, la trama di gratuità realizzata come padre del Cristo, e lo stile di servizio messo in atto come responsabile della tua casa, mi hanno da sempre così incuriosito, che ora non solo vorrei saperne qualcosa di più, ma mi piacerebbe capire in che misura questi paradigmi comportamentali siano trasferibili nella nostra società dell’usa e getta.

Dimmi, Giuseppe, quand’è che hai conosciuto Maria? 

(…) Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvè. Di un angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell’universo e più alto del firmamento che vi sovrastava.

Poi ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio e di dimenticarla per sempre.

Fu allora che la stringesti per la prima volta al cuore e le dicesti tremando: “Per me, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria, purché mi faccia stare con te”. Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente.

Ma io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull’onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto in te e in lei.

(…) Ma, a proposito, ora che siamo rimasti soli, vuoi spiegarmi, Giuseppe, come hai accolto il mistero di quella culla? E perché mai tu, l’uomo dei sogni, torni ogni tanto verso quel piccolo nido di legno, e trattieni il respiro, e tendi l’orecchio illudendoti di ascoltare un vagito?
Oh, figlio della casa di Davide, raffrena la tua impazienza: il bambino che sta per nascere è sì un Dio gratuito, tanto gratuito che spunterà come rugiada sul vello, ma tu devi attendere ancora, e anche la culla deve attendere; anzi, non rimanerci male se ti dico che quel nido, costruito da te con tanta tenerezza, resterà vuoto per sempre: sarà troppo piccolo per tuo figlio, quando egli, dopo tanto peregrinare, metterà piede finalmente nella tua casa. Da ben altro legno del resto saranno cullate le membra del Dio fatto uomo! Ma stavolta non spetta a te costruirlo!
Vedo che la notizia non ti turba granché. Hai così tanto imparato dalla gratuità purissima di Dio, da non provare il minimo sgomento al pensiero che la tua fatica non sarà compensata neppure dalla soddisfazione di sentirti utile a qualcosa.
Culla o greppia, non t’importa. Non pretendi neppure contropartite affettive e continui ad attendere come dono, come semplice dono, da nulla provocato, se non dalla sua stessa liberalità, il tuo imprevedibile Dio…

(…) Si è fatto tardi, Giuseppe.
Nella piazza non c’è più nessuno. I grilli cantano sul cedro del tuo giardino.
Nelle case, le famiglie recitano lo “Shemà Israel”. E tra poco Nazareth si addormenterà sotto la luna. Di là, vicino al fuoco, la cena è pronta. Cena di povera gente. L’acqua della fonte, il pane di giornata, e il vino di Engaddi. E poi c’è Maria che ti aspetta.
Ti prego: quando entri da lei, sfiorala con un bacio. Falle una carezza pure per me.
E dille che anch’io le voglio bene. Da morire!
Buona notte, Giuseppe!

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L'ingrediente misterioso

Oltre al rosario quotidiano delle 8.15, nel mese di maggio vengono proposti 4 appuntamenti serali, alle ore 21, in zone diverse del quartiere, che possono anche diventare momenti di condivisione e amicizia.

Pre-iscriviti regolarmente alle settimane di Oratorio Estivo in cui vorresti fare l’animatore, seguendo la procedura descritta in questa pagina. Verrai poi contattato per il corso di Formazione Animatori.

Oratorio Estivo 2024

I Martedì... fuori!

Le escursioni sono parte integrante del programma di Oratorio Estivo per le medie: per chi non partecipa non sono previste attività alternative in oratorio. Il costo di ogni escursione e di €15.

Il programma potrebbe subire variazioni.

Oratorio Estivo 2023

I Giovedì special

Queste attività sono a costo zero.

  • Giovedì 15 giugno

    SI SELFIE CHI PUÒ!

  • Giovedì 22 giugno

    BICICLETTATA

  • Giovedì 29 giugno

    GANlimpiadi

  • Giovedì 6 luglio

    MANGA CLIMBING

  • Giovedì 13 luglio

    CACCIA AL TESORO

Consiglio Pastorale

Alessandro Bardelli
Angela Albini
Aurora Abbascià
Carlo Modica
Emanuela Bonaccorso
Fabio Perizzolo
Francesca Fontana
Franco Cella
Giuseppe Gallo
Luisa Elia
Marco Fiore
Marino de Stena
Miriam De Marinis
Palma Lovino
Paola Piacenti
Paolo Savino
Pier Paolo Citro
Simonetta Barbieri
Ugo Cavallaro

Vita da spiaggia, animazione ed escursioni via mare in una delle incantevoli località nelle vicinanze (Portofino, San Fruttuoso, ….) sono gli ingredienti di questa imperdibile vacanza. Il tutto in un contesto di “amicizia nella fede” che garantisce inclusività e attenzione all’altro.

La casa per ferie Ferienheim Fölserhof, immersa nel verde e dotata di tutti gli spazi e le attrezzature (inclusa la piscina) adatte a far vivere ai bambini una vacanza divertente e a contatto con la natura. Quest’anno i pullman possono raggiungere l’ingresso della struttura e parcheggiare nelle sue immediate vicinanze.

Attività Gruppo Certa Età

Iniziative in calendario fino a Dicembre 2023

  • mercoledì 18 ottobre

    Rosario con merenda

  • domenica 22 ottobre

    Torneo di Burraco

  • mercoledì 25 ottobre

    Pranzo dell'anniversario

  • mercoledì 8 novembre

    Gita culturale in centro

  • mercoledì 15 novembre

    Pranzo d'autunno

  • mercoledì 22 novembre

    Catechesi di Avvento

  • mercoledì 13 dicembre

    Confessioni di Natale

  • mercoledì 20 dicembre

    pranzo di Natale