Si narra che San Giuseppe dovesse recarsi da Ismaele, sulle montagne di Hebron, per recuperare un carico di legname che gli era indispensabile per lavorare. Egli, però, aveva raccolto solo la metà del denaro necessario per pagarlo.
Allora Maria, sua sposa gli disse: “Chiederò un prestito a parenti e amici“. E così fece, ma non riuscì a farsi dare neanche una moneta. “L’ho chiesto in varie case e tutti si sono scusati. Non ci sono soldi altrimenti ce li avrebbero dati.” E continuò: “Ho pensato che potresti lasciare a Ismaele, come pegno, il mantello che ti ho donato il giorno del nostro matrimonio…”.
In mancanza di altre soluzioni, Giuseppe prese con sé il mantello e partì.
Ismaele era un uomo dal carattere difficile, avaro e attaccato al denaro e Giuseppe, conoscendolo, aveva paura di dirgli di non avere denaro sufficiente, ma sperava che avrebbe accettato il pegno.
Arrivato da Ismaele, Giuseppe gli spiegò la situazione, ricordandogli come fino ad allora lo avesse sempre pagato, promettendogli di pagarlo al più presto con il guadagno del suo lavoro e proponendogli di accettare come pegno il suo mantello.
Ismaele in un primo momento protestò, e fu sul punto di rompere il contratto, ma poi decise di accettare la proposta di Giuseppe che, grato e felice, scelse i tronchi, li caricò sul carro e tornò alla sua bottega.
Bisogna sapere che Ismaele da tempo soffriva di ulcere agli occhi, e nonostante medici e medicine non era mai riuscito a risolvere il problema. Ebbene, il mattino dopo la partenza di Giuseppe, si svegliò completamente guarito. L’uomo si stupì, non capendo come potesse essere successo e raccontò quanto accaduto a sua moglie Eva. Questa era una donna dal temperamento forte e litigioso, e, da quando aveva sposato Ismaele, la loro vita non aveva mai trovato pace e tranquillità. Eppure, quella mattina, anche lei si era svegliata trasformata, mite come un agnello.
Ismaele si interrogava su cosa avesse potuto provocare questi cambiamenti e giunse alla conclusione che il merito dovesse essere del mantello di Giuseppe. “Da quando l’ho messo sulle spalle, tutto sembra cambiato” si diceva.
Più tardi accadde un altro episodio prodigioso: mentre Ismaele era a letto, sentì un rumore provenire dalla stalla. Corse e trovò la sua mucca migliore che si contorceva dal dolore. Con l’aiuto della moglie provò inutilmente ad alleviarle le sofferenze. Poi si ricordò del mantello: corse a prenderlo, lo stese sulla mucca e subito questa si alzò, guarita, e si mise a mangiare come se nulla fosse successo.
A quel punto Ismaele non ebbe più dubbi e disse a Eva: “Questo Mantello è un tesoro! Da quando sta con noi, siamo felici. Non dobbiamo separarcene nemmeno per tutto l’oro del mondo.” E così Ismaele decise non solo di condonare il debito a Giuseppe, ma di assicurargli forniture di legname gratis per tutta la vita. La moglie Eva aggiunse che avrebbe portato in dono al figlio di Giuseppe, Gesù, due agnelli e due colombe bianche come la neve, e a Maria olio e miele.
Mentre stavano preparando i cammelli per recarsi a Nazareth, arrivò correndo il fratello minore di Ismaele portando la notizia che la casa di loro padre stava bruciando. I due fratelli corsero precipitosamente e arrivati alla casa, tagliarono un pezzo dal miracoloso mantello e lo gettarono nel fuoco. Il fuoco si spense immediatamente, senza che forse versata una goccia d’acqua. La gente fu sorpresa di vedere il prodigio e benedisse il Signore.
Giunti a Nazareth, da Giuseppe e Maria, il vecchio Ismaele e sua moglie si inginocchiarono ai loro piedi e Ismaele disse: “Siamo venuti per ringraziare per gli immensi doni che abbiamo ricevuto dal cielo da quando tu, Giuseppe, mi hai lasciato il tuo mantello in pegno, e vorremmo poterlo tenere con noi, affinchè continui a proteggere la nostra casa, il nostro matrimonio, il nostro lavoro e i nostri figli.
Attraverso il tuo mantello sono guarito. Ero un usuraio, altero, dispettoso e senza coraggio; mia moglie era dominata dalla rabbia e dall’orgoglio: ora siamo persone diverse.
Tu non sei un uomo qualunque – aggiunse – ma un Santo, un Profeta, un angelo sulla terra. Ti portiamo in dono un nuovo mantello, dei migliori che si tessono a Sidone; a Maria tua sposa, portiamo olio e miele, e a Gesù tuo figlio, due agnelli e un paio di colombe”. E concluse: “Accetta questi poveri doni; disponi della mia casa, del mio bestiame, delle mie foreste, delle mie ricchezze, di tutto ciò che abbiamo, ma non chiedermi di restituirti il mantello”.
Allora Giuseppe gli rispose di tenere pure il mantello, e Maria aggiunse: “Sappiate che Dio ha stabilito di benedire tutte le famiglie che si mettono sotto il Manto del mio sposo. Non vi stupite per i prodigi operati; altri maggiori ne vedrete. Amate Giuseppe, imitatelo, parlate di lui ai vostri figli e sia questa la migliore eredità che lasciate loro nel mondo”.
Gli sposi fecero come Maria aveva detto loro, e vissero sempre felici e in pace, così come i figli e i figli dei loro figli, per tutte le generazioni.
Questo invito della Vergine Maria è valido sempre, anche oggi, e tutti siamo chiamati a tenerlo come un consiglio prezioso, da mettere in pratica.